Codice di condotta e modello 231: una scelta est-etica
Si cambia o si muore: la visione di Philip Kotler, del secolo scorso, è più attuale che mai.
La vita non è lineare: cambia a strattoni, indifferente alla gradualità che auspicheremmo per adattarci al nuovo. Anche la cultura interna di un’impresa deve adattarsi a un divenire tumultuoso e attrezzarsi di idee, strumenti e pratiche ad un tratto indispensabili per competere nel proprio habitat, che sia la città, il Paese o il mondo. Inclusione, parità di genere, sostenibilità etica e ambientale, parole che solo qualche anno fa suonavano d’avanguardia, diventano all’improvviso uno spartiacque tra chi resta in gioco e chi no.
La legalità non è negoziabile
Qualcosa permane, tuttavia. Restano fermi i valori che sostengono la visione, i principi e il purpose aziendali che, insieme, ispirano il comportamento individuale e collettivo. Questi elementi identitari, radicali, non possono essere negoziati, pena la perdita di reputazione, di integrità, o peggio di legalità.
In questo quadro la legge fa la sua parte, chiedendo all’impresa un ritratto fedele per formalizzare nel dettaglio:
- la struttura e la gestione dell’organizzazione (con il Modello 231)
- il corpus di comportamenti all’interno della propria comunità lavorativa (Codice etico), in particolare a fronte di situazioni critiche, che implicano scelte, dubbi e talvolta conflitti con colleghi e supervisor, oltre che con sè stessi.
Questi due documenti sono importanti e tutt’altro che semplici da redigere. Implicano un’immersione nella propria realtà, e a fare un buon lavoro tocca scandagliarne onestamente ogni angolo: processi, organigramma, linee guida operative, piani di carriera, gerarchie, condizioni di sicurezza, di salute, di integrazione, clima, comunicazione, condivisione di obiettivi e di strumenti. Un lavoro di analisi corposo e delicato, di cui rispondono i responsabili aziendali della compliance, i loro collaboratori e consulenti, e sul fronte della verifica gli organi di vigilanza.
Nel nostro nome i nostri principi: inizia così il Codice etico di Eurodies Italia
C come chiarezza
Se il codice etico ha la funzione di orientare il comportamento di ogni persona dell’azienda e di chiarirne le responsabilità personali, perché mai questo volumetto di valore cruciale dovrebbe presentarsi come oggetto freddo, compilativo, poco accessibile nel linguaggio verbale e privo di forza comunicativa?
Al contrario, proprio come la visione, i valori e la mission aziendali, anche il codice etico è strumento chiave nella vita lavorativa di ogni persona, dal momento in cui entra in una comunità professionale: è infatti la chiarezza dei contenuti a venire in aiuto quando si affrontano le scelte più spinose e ansiogene.
C’è anche la bellezza nel principio di effettività
La forma è contenuto. E può fare la differenza tra uno strumento utile, che risponde al principio di effettività, e uno strumento opaco, di cui non si coglie il senso. Quando si edita un codice etico, dove è importante il termine tecnico, la precisione è indispensabile. Al tempo stesso occorre tenere fede alla stella polare della comprensibilità, cercando frasi limpide, che tutti i lettori possano capire. Per evitare barriere semantiche, il tecnicismo lessicale può essere spiegato in un glossario, mentre il lavoro sulla sintassi è indispensabile, per arrivare a una scrittura lineare come il pensiero, diretta e parlante, testimoniando nel concreto quell’accessibilità doverosa, a cui ogni azienda contemporanea aspira.
La doppia pagina del Codice etico Eurodies dedicata alla condivisione
In ambito compliance, l’equilibrio linguistico nasce dal dialogo e dalla mediazione tra consulente legale e copywriter, per arrivare a un risultato completo, corretto, e il più possibile naturale.
E per essere caldi, oltre che chiari, servono immagini. Immagini autentiche, vive, che diano corpo alle parole e mostrino la realtà delle persone a cui il codice etico è destinato. Anche nella rappresentazione degli ambienti di lavoro si possono scegliere tanti registri. Il taglio migliore è una narrazione rispettosa della verità umana dell’impresa: i volti, i gesti, i luoghi.
Il reportage in stabilimento ha valorizzato la verità umana e professionale delle persone di Eurodies
Invece di un documento di Word impaginato come un muro di parole, un codice etico può anche avere un ritmo visivo, un’alternanza di vuoti e di pieni che si rafforzano a vicenda, mettendo in evidenza i contenuti più rilevanti. Un codice etico può essere anche bello!
Insieme a Roberta Dri ringrazio Eurodies Italia, azienda di manufacturing 4.0 specializzata in codesign e produzione di prototipi e piccole serie di fiancate e componenti automotive, per averci affidato la cura della linea editoriale compliance, frutto di un lavoro in team con l’avv. Viola Berruti dello studio 2BA di Torino.
Copertina e apertura di capitolo del Modello organizzativo e gestionale di Eurodies Italia
Abbiamo condiviso con la committenza, in ogni pagina del lavoro, la scelta di pubblicare un Codice etico e un Modello organizzativo e gestionale guidati non solo da obblighi normativi, ma dall’obiettivo per cui esistono queste pubblicazioni: comunicare alla comunità interna e al mondo la sostanza etica del lavoro e la responsabilità individuale e collettiva della legalità.